È notizia di alcuni giorni fa che molti ristoratori riapriranno i battenti dal 15 gennaio 2021 nonostante i divieti. L’atteso DPCM del 15 gennaio riduce l’esercizio delle attività dei servizi di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) nella sola fascia oraria compresa tra le ore 5.00 e le ore 18.00, con la precisazione che il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo. Rimane sempre obbligatorio il distanziamento, l’uso delle mascherine, dei guanti e dei gel
Vediamo di riassumere qui di seguito le sanzioni che potrebbero essere inflitte ai trasgressori.
Sanzioni amministrative per la violazione del DPCM
Il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito con la sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro, aggravabile anche con la sanzione accessoria della chiusura da 5 a 30 giorni. Polizia e Carabinieri possono imporre la chiusura provvisoria dell’attività per un massimo di 5 giorni per impedire lo svolgimento dell’attività in sede di ispezione ai locali.
Nel caso in cui l’attività reiteri questo comportamento, la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria è applicata nella misura massima.
Le eventuali controversie potranno essere impugnate dinanzi al Giudice di pace o al Tribunale territorialmente competente entro i 30 giorni successivi dalla notifica del provvedimento (60 giorni in caso di notifica all’estero).
Sanzioni penali per la violazione del DPCM
Il Codice penale infatti contiene una norma (articolo 452) che prevede l’ipotesi di «delitti colposi contro la salute pubblica» anche in riferimento alle «epidemie». Qualora, quindi, durante l’apertura abusiva dei locali dovessero verificarsi dei focolai o dovessero essere accertati dei casi di coronavirus, le autorità potrebbero spingersi a contestare reati con esiti sanzionatori molto pesanti.