L’ecommerce crescerà del 26% quest’anno, raggiungendo un valore di 22,7 miliardi di euro. Ecco perché vendere online e aprire un ecommerce diventa fondamentale per tante attività che necessitano di rimanere competitive sul mercato.
In questo articolo ti spiegherò i dieci passi, sia fiscali che tecnici, per poter operare in tranquillità e aprire un e-commerce.
1. Ecommerce: scelta della forma societaria più idonea
È meglio una Srl, una Srls, una Snc, una Ditta Individuale?
La prima distinzione fondamentale è l’esercizio in forma individuale o in forma associata che hanno come differenza fondamentale la possibilità di poter operare da soli o con l’aiuto di uno o più soci.
Qualora io voglia operare con un socio, posso poi scegliere sia la forma di società di persone che la forma di società di capitali. Differiscono principalmente per l’aspetto della responsabilità: nel primo caso infatti i soci sono illimitatamente responsabili, nel secondo caso invece la responsabilità è limitata al capitale sociale.
Tuttavia è da segnalare come adesso vi sia la possibilità di costituire le società di capitali (srl, srls, spa) anche in forma unipersonale.
La singola persona fisica può quindi essere l’unico socio di una società di capitali.
Scegliere la forma più adeguata è molto difficile e deve tenere in considerazione anche aspetti relativi al patrimonio famigliare di ognuno, è quindi importante rivolgersi ad un Dottore Commercialista per valutare tutte le variabili.
2. Aprire ecommerce: assegnazione della partita iva
Come abbiamo già potuto esaminare in un altro articolo, la partita iva è obbligatoria per lo svolgiment0 di un’attività di ecommerce avente carattere continuativo ed organizzato (anche il dropshipping rientra tra le attività aventi carattere di continuità).
L’apertura della partita Iva per un ecommerce si rende quindi necessaria dal primo giorno di apertura a meno che io non abbia optato per un temporary shop inferiore ai 30 giorni. ed è un codice numerico che identifica in modo univoco un soggetto che opera per conto proprio esercitando un’attività commerciale.
Ad ogni partita IVA è associato poi un codice attività che identifica il settore o l’attività svolta.
Nel caso dell’e-commerce i codici maggiormente utilizzati sono:
479110 – commercio al dettaglio di prodotti via internet
451101 – vendita autovetture e auoveicoli via internet
52613 – commercio al dettaglio di prodotti alimentari via intenet
3. Iscrizione dell’ecommerce alla Camera di Commercio
Contestualmente alla richiesta della partita IVA sarà necessario iscriversi nella sezione commercianti del registro delle imprese della Camera di Commercio del territorio. Questa procedura può essere svolta in via telematica, solitamente dal Dottore Commercialista scelto. L’iscrizione al registro delle imprese ha dei costi legati agli oneri annuali da tenere in conto nell’elaborazione del business plan.
4. Ecommerce e presentazione della SCIA in Comune
L’ultimo obbligo prima di poter vendere è dichiarare al proprio Comune di competenza di aver iniziato l’attività. Il Comune di riferimento è quello in cui la ditta individuale o la società ha la sua sede che deve essere comunque scelta anche se fisicamente non esiste un negozio aperto al pubblico.
Anche la SCIA può essere presentata da un Dottore Commercialista ma ha un costo veramente minino.
Solamente dopo la corretta presentazione della SCIA puoi effettuare la tua prima vendita.
5. Gli oneri previdenziali per l’ecommerce
l titolare di una partita IVA che esercita attività di vendita online è obbligato a versare i contributi INPS alla gestione commercianti. Qualora il reddito non superi il minimale previsto (circa 16.000 euro), i versamenti sono 4 rate trimestrali annuali di pari importo per un totale di circa 3800 euro. Qualora il reddito superi la soglia dei 16.000 euro, sarà necessario versare delle integrazioni che verranno calcolate con la dichiarazioni dei redditi che elaborerà il vostro Dottore Commercialista di riferimento.
6. Scegliere la piattaforma ecommerce
Esattamente come quando acquisto un capo di abbigliamento devo scegliere quello più adatto a me, quando decido di iniziare un business online dovrò scegliere il canale più adeguato al prodotto offerto. Vi sono infatti tre modi con cui posso vendere i miei prodotti online:
- Affidare il servizio di vendita a terzi: questa tipologia fa riferimenti all’utilizzo di negozi online che vengono aperti all’interno di siti web appositamente creati. I più conosciuti sono sicuramente Amazon Fba ed Ebay, per la commercializzazione di prodotti di terzi, ed Etsy, per la commercializzazione di prodotti realizzati con le proprie mani;
- Aprire un canale di vendita diretta: questa seconda opzione consiste nell’acquistare un proprio dominio, realizzare il proprio sito di ecommerce e gestirlo, sia nella parte commerciale che nella parte di logistica. Fondamentale per questo secondo aproccio avere sempre sotto controllo le scorte di magazzino e le spedizioni.
- Entrare in un network di affiliazione: si tratta di un servizio offerto da un portale (es: Amazon, Aliexpress, Builderall) dove potersi iscrivere ed iniziare a vendere i prodotti di terzi guadagnando unicamente delle commissioni sul venduto.
Scelto il canale più adeguato al prodotto che voglio offrire, si aprirà poi la necessità di esaminare i costi e gli aspetti tecnici di realizzazione. Se infatti nel primo e terzo caso l’unico costo che io dovrò sostenere sarà quello di commissioni al portale da me scelto, nel secondo caso invece, per realizzare il mio sito ecommerce, dovrò redigere un vero e proprio business plan nel quale io vado a riassumere tutti i cosi del progetto: acquisto del dominio, costi di sviluppo del sito, costi per la realizazione del materiale fotografico, costi per acquisto eventuale software di gestione del magazzino.
Concetriamoci quindi sugli ulteriori aspetti da considerare nel caso in cui io voglia realizzare la mia piattaforma di ecommerce.
7. La scelta dei metodi di pagamento per l’ecommerce
Nel momento in cui un cliente acquista un prodotto sul mio ecommerce, dovrò rendere disponibili metodi di pagamento veloci ed immediati.
Gli ecommerce solitamente accettano pagamenti con carte di credito tramite sistema di POS offerto dalle banche oppure con PayPal, un sistema sicuro pensato per le transazioni online.
Spesso l’acquisto onine presuppone la consegna del bene in tempi rapidisimi, quindi proporre unicamente come metodo di pagamento il bonifico bancario rende il vostro e-commerce meno attraente.
8. Come fatturare la merce venduta con l’ecommerce
Prima di sapere come fatturare un prodotto venduto tramite una piattaforma ecommerce è necessario distinguere l’e-commerce in due categorie:
- Diretto: ordine, consegna e pagamento avvengono interamente per via telematica (es: vendita di un software il cui download avviene online);
- Indiretto: pagamento online ma ricezione di un bene fisico;
A) Fatturazione per attività di ecommerce diretto
Questa tipologia di ecommerce riguarda beni intangibili non fisici (es: software, webinar, fotografie digitali, musica) che presuppongono quindi un download da parte del cliente. Queste operazioni sono simili a qualsiasi prestazione di servizio pertanto:
- Transazione tra due soggetti passivi iva (B2B) – Le prestazioni svolte tra due soggetti passivi IVA rientrano nell’ambito di applicazione dell’articolo 7-ter c.1 lett. a) del DPR n.633/72. Tali prestazioni sono quindi tassate nel luogo di stabilimento del committente a prescindere dalla residenza del prestatore e dal luogo ove la prestazione viene eseguita. Se uno dei soggetti è comunitario, colui che vende emette fatture a colui che acquista senza addebito dell’IVA del paese da cui ha venduto. L’acquirente che riceve la fattura dovrà integrare la fattura (meccanismo del reverse charge) entro la fine del mese di ricevimento della fattura stessa;
- Transazione con consumatore finale (B2C) – Questa prestazione di servizio si effettua nel territorio dello stato in cui il venditore ha sede il quale emetterà fattura addebitando l’IVA del paese del venditore (es: se vendo un webinar online dall’Italia ad un privato cittadino francese, emetterò fattura addebitando l’aliquota italiana del 22%). In questa specifica fattispecie, al fine di adempiere al versamento IVA, è necessario aderire al MOOS (mini one stop shop) se si effettuano cessioni in un paese UE annuali superiori a 10.ooo euro (se le cessioni sono inferiori è facoltativo).
B) Fatturazione per attività di e-commerce indiretto
Questa tipologia di ecommerce riguarda beni tangibili e pertanto viene paragonato alle cosiddette vendite per corrispondenza. Come nel punto precedente abbiamo due casi:
- Vendita tra due soggetti passivi iva (B2B) – se il cliente è residente in uno stato della UE la vendita costituisce una cessione intracomunitaria non imponibile in Italia (ex art. 41 c. 1 lett. c), mentre qualora il cliente finale sia residente fuori dalla UE si tratta di esportazione ai sensi dell’art. 8 del DPR 633/1972 anch’essa non imponibile in Italia. Fondamentale in caso di esportazioni richiedere il codice EORI.
- Vendita con consumatore finale (B2C) – Queste vendite devono essere annotate nel registro dei corrispettivi e sono soggette ad IVA italiana, oppure fatturate ma soltanto su richiesta del cliente. Se il venditore titolare di partita IVA italiano supera invece la soglia di €. 79.534,36 è obbligato ad identificarsi fiscalmente nel paese comunitario al fine di applicare l’IVA nel paese di destinazione.
9. Ecommerce e la scelta dei metodi consegna dei prodotti
La scelta del corriere è importante tanto quanto la scelta del prodotto adeguato sia perchè questo costo ha un’incidenza molto elevata nel bilancio dell’attività, sia perchè consegnare il prodotto in maniera veloce è sinonimo di efficienza del servizio offerto.
In alternativa posso esternalizzare il servizio sfruttando per esempio Amazon FBA.
10. La strategia di marketing per l’ecommerce
“Il motore di un negozio online di successo è una solida strategia di marketing: se non comunichi, non esisti”. A dirlo è Fulvio Julita di Plume, digital strategist per le piccole imprese, in un articolo dal titolo Digital marketing: come funziona. Internet e i social media offrono strumenti e opportunità che è bene conoscere.
Semplificando possiamo dire che una buona strategia si concentri su tre obiettivi:
1) Visibilità
2) Traffico
3) Conversioni
Si genera visibilità attraverso Google e i social media con azioni che intercettino un pubblico interessato – o potenzialmente interessato – ai prodotti. Si ricorre a inserzioni a pagamento e alla SEO, una disciplina che si occupa del farsi trovare tra i risultati dei motori di ricerca.
Si stimola il traffico verso il sito ecommerce con la cura dei contenuti a cui viene data visibilità: testi, filmati, fotografie. È un lavoro editoriale in cui entrano in gioco varie competenze: da quelle creative come la scrittura, che sappia essere originale e coinvolgente, alla capacità empatica e analitica di focalizzarsi sui bisogni dei clienti. I contenuti attraenti, in linea con i bisogni e i desideri del pubblico, spingono le persone verso il negozio online.
Convertire in vendita è l’obiettivo finale, portare cioè le persone a mettere un prodotto nel carrello e completare l’acquisto. Saranno determinanti tanti fattori legati al saper valorizzare non solo il prodotto, ma ancor di più l’affidabilità del venditore. Branding e storytelling sono le due aree di attività.